martedì 19 ottobre 2010

La libertà muore lentamente

Non so voi, ma io non sono ancora riuscito ad abituarmi ad una televisione senza i Guzzanti, Daniele Luttazzi, Massimo Fini, Paolo Rossi, e via discorrendo. Le rare volte che accendo la televisione - venendo puntualmente sommerso da quintali di immondizia - sento crescere in me un familiare sentimento di sdegno e disprezzo. Che poi, hanno il loro bel daffare a convincerci i capitani coraggiosi del liberismo e del capitalismo sfrenato, quando parlano di mercato libero e di sopravvivenza dei migliori. Quelli che ho nominato sono palesemente fra i migliori autori comici, giornalisti, scrittori, liberi professionisti della satira e dell'informazione attivi nel nostro paese da trent'anni a questa parte. Stando ai risultati di share dei loro programmi, di vendita dei loro libri, di afflusso ai loro spettacoli, qualsiasi abile imprenditore delle telecomunicazioni affiderebbe loro programmi di successo, in orari di grande visibilità, con grandi sforzi economici e il miglior comparto tecnico alle spalle. Per non parlare del dovere di altre aziende di stato che dovrebbero avere un sacrosanto obbligo di espletare un servizio di tipo culturale rivolto alla popolazione del paese di cui sono dipendenti.

E' con queste premesse che oggi, dopo aver letto su Il Fatto Quotidiano del nuovo tentativo di "censura dolce" messa in atto dai poteri forti, i soliti, con il servile aiuto della dirigenza Rai, ai danni del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, "Vieni via con me", programmato da mesi per fare il suo debutto in prima serata a inizio novembre, ho cominciato a sentire un movimento vorticante ad altezza coscia. Ospiti del programma dovrebbero essere figure di spicco del panorama intellettuale, culturale e artistico internazionale: Roberto Benigni, Bono Vox, Antonio Albanese, Paolo Rossi, Claudio Abbado.

Cosa intendo con "censura dolce"? E' la censura di una "dittatura dolce". Il metodo, probabilmente un ripiego dovuto al clamore destato ultimamente dalla questione Annozero e ancora più recentemente di Report, o forse legato al grande consenso delle due vittime, si basa su piccole, sottili manovre. Fondi che vengono sottratti, contratti da firmare che rimangono a prendere polvere su qualche tavolo, ospiti rigettati, muri di gomma, silenzi, strani posizionamenti nel palinsesto. Tutto molto più discreto, con molte più ombre, e tante occasioni per trovare scuse, per dichiararsi innocenti di fronte ad accuse di responsabilità politiche, di avanzare motivi di ordine economico a sostegno delle proprie decisioni. Questo è quanto risulta da una intervista pubblicata da Saviano sul suo sito web.

I più attenti, i tipi svegli come me, si ricorderanno che il medesimo trattamento fu riservato ad un grande giornalista, Enzo Biagi, qualche anno fa a seguito del noto diktat bulgaro. Molte sono le analogie fra i due casi: tagli di budget e spostamenti nel palinsesto che la dirigenza di rete giustificava con tentativi di rendere più competitivo il canale rispetto alla concorrenza, rispetto alle quali Biagi si rese disponibile a lavorare a titolo gratuito, purché la programmazione rispettasse gli orari stabiliti. Biagi si dovette arrendere, se ne andò amareggiato, e fu poi definitivamente salutato dalla Rai con una raccomandata con ricevuta di ritorno che in pratica terminò la sua carriera di giornalista e opinionista televisivo.

Ora si dice che il programma di Fazio e Saviano si farà comunque, che tutto si risolverà, che la rete lo considera la sua punta di diamante nella programmazione autunnale. Forse sì, lo spero molto, vedremo. Probabilmente dissero le stesse cose per rassicurare Biagi cinque anni fa.

E se la storia si ripetesse? E se anche gli ultimi barlumi di libertà venissero lentamente soffocati e uccisi? Ci stareste voi? Dico a voi, popolo che può rinunciare alle stringhe delle scarpe e alla carne nel brodo ma non all'abbonamento allo stadio e alla macchina 4800c turbo benzina interni in pelle umana. Farete spallucce e cambierete canale? O sarà la volta buona che si alza la voce, si alzano i culi dalle poltrone, ci si scrolla di dosso un po' di sonnolenza e si va a ricordare ai nostri dipendenti chi è che comanda in Italia?

Nessun commento: